Università Usa: “Stampanti 3D creeranno farmaci a domicilio”. Ma anche droghe
E’ l’ultima frontiera della medicina personalizzata: ricercatori della “Louisiana Tech University” hanno sviluppato un metodo innovativo per la realizzazione di pastiglie con composti antibatterici e chemioterapici per la somministrazione di trattamenti mirati. Il processo consente l’utilizzo di “comune materiale biocompatibile”. La tecnologia si presta alla realizzazione di sostanze stupefacenti sintetiche
Un team di ricercatori della Louisiana Tech University ha sviluppato un metodo innovativo per la realizzazione tramite stampanti 3D di pastiglie con composti antibatterici e chemioterapici per la somministrazione di farmaci mirati. Il gruppo di lavoro, che comprende studenti di dottorato e ricercatori, ha creato estrusori dai quali vengono prodotti filamenti per la realizzazione dei farmaci. Si tratta di un sistema innovativo che apre grandi prospettive per la realizzazione di protesi e farmaci anche perché, osserva uno dei ricercatori “uno dei grandi benefici di questa tecnologia è che può essere utilizzata con ogni stampante consumer e in qualsiasi luogo”.
Jeffery Weisman, uno dei membri del team, ha spiegato che “dopo avere verificato l’utilità delle stampanti 3D abbiamo capito che si aprivano grandi possibilità per la prototipazione. Attraverso l’aggiunta di nanoparticelle e altri additivi è possibile utilizzare questa tecnologia con comune materiale di stampa 3D comune che è già biocompatibile”. La medicina personalizzata, prosegue, rappresenta già una tendenza del settore sanitario che non potrà che essere alimentata da questa nuova tecnologia che permetterà a medici e farmacisti di realizzare farmaci e trattamenti ad hoc.
Il processo ideato dalla Louisiana Tech consente la creazione di perline parzialmente cave che permettono di coprire un’area maggiore con un’azione più efficace dei farmaci e un maggiore controllo da parte del medico. Il trattamento localizzato con queste perline di antibiotico evita grandi dosaggi di farmaci che possono provocare danni al fegato e ai reni del paziente. In pratica si tratta del primo sistema al mondo in grado di realizzare tramite dispositivi di stampa personalizzati antibiotici e chemioterapici.
La possibilità che chiunque possa realizzare uno di questi farmaci apre grandi interrogativi anche perché come gli antibiotici potrebbe essere possibile realizzare droghe sintetiche. Lee Cronin, professore dell’Università di Glasgow, sta lavorando da tempo a un progetto che punta a realizzare un sistema per la produzione casalinga di farmaci grazie alle nuove stampanti. Cronin ha sviluppato una tecnologia che consiste nel produrre i gel polimerici contenenti i reagenti, utilizzando la stampante 3D per unirli controllandone la reazione. In questo modo può essere creato a costi contenuti un medicinale con specifiche ben definite. Con questa tecnologia ogni paziente potrebbe produrre il suo medicinale, ma anche ogni ragazzino la sua pasticca.
di Luigi Ferro da ilfattoquotidiano.it