A metà fra un’apparecchiatura da film di fantascienza e il Dolce Forno Harbert degli anni Ottanta, Foodini è una stampante 3D che non produce gingilli di plastica, ma manicaretti dolci e salati. Stampa cibo pronto (o quasi) per uno spuntino, insomma.
Funziona così: si mettono gli ingredienti della ricetta, preparati a parte, all’interno di apposite capsule di acciaio, dopodiché la macchina procede alla “stampa” del cibo assemblandolo strato dopo strato. Ad esempio, per fare dei ravioli Foodini dispone uno strato di impasto, quindi la farcitura, e poi ancora uno strato di impasto; i ravioli, stampati uno a uno con la forma che si desidera, sono quindi pronti per essere messi nell’acqua bollente a cuocere. Le ricette vengono selezionate e impostate sul display dell’apparecchio oppure attraverso un tablet o uno smartphone.
La startup spagnola Natural Machines sottolinea che Foodini permette di preparare rapidamente cibo con ingredienti freschi, evitando di acquistare prodotti industriali imbottiti di conservanti, e che non è pensata per sostituire le normali competenze culinarie: viene utile per cibi con lavorazione lunga, meccanica o noiosa che di solito a casa non ci facciamo, come per esempio i cracker.
Foodini sarà disponibile all’inizio del 2015 in serie limitata, mentre nella seconda metà dell’anno prenderà il via la produzione su larga scala. Costerà 1000 euro: neanche uno sproposito, paragonati al prezzo degli elettrodomestici da cucina di alto livello e delle stampanti 3D.
Filippo Ferrari da Wired.it