Minacce alla libera innovazione nel 3D printing
Josef Průša, fondatore di Prusa Research, osserva un aumento delle domande di brevetto legate a tecnologie di stampa 3D desktop aperte e ampiamente diffuse: «L’hardware open source nel 3D printing è destinato a scomparire, anche se non ce ne rendiamo ancora conto». A scatenare l’allarme è il moltiplicarsi di depositi, soprattutto da parte di produttori cinesi come Creality, Anycubic e FlashForge, che riprendono soluzioni già presenti nelle librerie comunitarie e le proteggono tramite brevetto.

Dalla comunità ai tribunali: il boom dei brevetti
Tra il 2019 e il 2022 le grandi aziende di stampa 3D con sede in Cina hanno incrementato le proprie domande da poche decine a oltre seicento. Gran parte di questi depositi si avvale del “Super Deduction” fiscale, una misura che riconosce un credito pari al doppio delle spese sostenute per la registrazione di un brevetto: basta presentare il documento, senza attendere il rilascio, per godere del vantaggio fiscale. Il risultato è una vera e propria «inondazione di brevetti», che finisce col soffocare progetti open source e scoraggiare l’adozione di design aperti da parte di piccole realtà.

Esempi concreti di conflitto
Průša cita la tecnologia MMU1, introdotta da Prusa Research nel 2016 per gestire il cambio automatico di filamento. Nello stesso anno lo schema era già diventato oggetto di domande di brevetto in Cina, Germania e Stati Uniti, con un funzionamento e una forma quasi identici all’originale open source. Analoghe controversie riguardano sistemi di livellamento automatico e meccanismi di estrusione multi-materiale, emulati da marchi emergenti in Asia e protetti attraverso modelli d’uso e utility patent.

Costi e ostacoli alla difesa
Far valere un’opposizione a un brevetto depositato in Cina costa poche centinaia di dollari, mentre rivolgersi all’Ufficio Europeo dei Brevetti o all’USPTO può richiedere spese legali e tecniche nell’ordine delle decine di migliaia di euro. Per sviluppatori indipendenti, università e comunità di maker, sostenere iter così costosi è impossibile. Di conseguenza, anche aziende di piccole dimensioni rinunciano a integrare tecnologie open source nel timore di incorrere in contestazioni legali.

Contromisure di Prusa Research
Per arginare il fenomeno, Prusa Research ha istituito un team interno di monitoraggio dei brevetti e sta lavorando a una nuova licenza comunitaria, ispirata ai modelli copyleft del software, che preveda clausole di “patent retaliation” in caso di azioni aggressive. Si valuta inoltre la costituzione di un’organizzazione indipendente, simile all’Open Source Hardware Association, in grado di coordinare opposizioni collettive e difendere i diritti sui progetti aperti.

Alle porte di una soluzione condivisa
Un’altra possibile strategia consiste nella formazione di un “patent pool” difensivo, in cui diverse realtà (aziende, università, comunità di maker) uniscano i propri brevetti per garantire mutuo accesso e impedire tentativi di brevetto aggressivi. Esistono già iniziative analoghe nel mondo del software, come la LOT Network, che protegge gli aderenti da attacchi di patent trolling.

Prospettive per l’ecosistema open source
Se non si interviene su scala globale, la frammentazione delle competenze open potrebbe tradursi in una rinuncia a rilasciare nuove innovazioni con licenze aperte, con un danno per la ricerca e per il settore industriale. L’industria del 3D printing, che si basa sulla condivisione di progetti e miglioramenti continui, rischia di veder ridursi drasticamente il numero di contributi liberi. Una reazione concertata, sia legale sia politica, può fornire la spinta necessaria per salvaguardare l’accesso aperto alle tecnologie di base.

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Di Fantasy

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