Insomma ci sarebbero anche i cinesi che stampano ville intere e palazzi , ma se la vediamo come non componibile ci può anche stare

L’INVENZIONE DI RONALD RAEL, PROFESSORE DEL BERKELEY’S COLLEGE
Stampa 3D, realizzato il più grande edificio al mondo con polvere di cemento
Bloom Pavilion stampato in 3d cemento portland 013 metri di altezza e un pianta di 3,65 metri, composto da 840 blocchi tutti diversi realizzati con un nuovissimo tipo di cemento Portland privo di ossidi realizzato dallo stesso Rael. Un’invenzione che potrebbe cambiare per sempre il modo in cui pensiamo agli edifici

BERKELEY – Se anche solo pochi anni fa ce l’avessero raccontato probabilmente non ci avremmo creduto. Oggi, la realtà si modella col 3D. La tecnologia in questo campo sta facendo salti da gigante. Dagli oggettini utili più per l’estetica che per la pratica siamo passati a strumenti funzionali, ai mobili, alle auto e persino a interi edifici. E ora, a Berkeley possiamo ammirare la più grande costruzione stampata in 3D con polvere di cemento: si chiama Bloom Pavilion ed è stata realizzata da Ronald Rael, professore associato del Berkeley’s College of Environmental Design e co-fondatore di Emerging Objects. Il progetto, messo a punto anche grazie alla collaborazione di Siam Cement Group (SCG) e della startup Entropy Resins, è stato presentato in occasione della quinta edizione del Berkeley Circus, che celebra la ricerca e le realizzazioni del College.

COME UNA LANTERNA, MOLTO SUGGESTIVA – Alto circa 3 metri, profondo e largo 3,65 metri, l’edificio è composto da 840 blocchi personalizzati, realizzati col nuovo tipo di cemento Portland privo di ossidi inventato da Rael stesso. I mattoni sono stampati con delicati motivi floreali che permettono alla luce naturale di brillare all’interno. Quando invece è illuminata da dentro, la struttura sembra una gigantesca lanterna. Il suo profilo ondulato ricorda un tessuto con un gioco di forature di varie dimensioni, davvero suggestivo, che creano un disegno di petali che richiama la stampa floreale tradizionale thailandese. I blocchi sono connessi da elementi metallici stretti a mano con semplici utensili da ferramenta, metodo che rende l’assemblaggio estremamente veloce.

COSTI E TEMPI DA RECORD – Oltre all’altezza mai raggiunta prima, la particolarità del Bloom Pavilion è anche data dai costi e dai tempi di costruzione: la produzione dei blocchi è avvenuta con il lavoro simultaneo di 11 stampanti 3D e ogni blocco è stato numerato per facilitare e velocizzare il montaggio. Inoltre, la leggerezza del materiale permette di ridurre notevolmente le emissioni per il trasporto, aspetto che è sempre stato tra i più problematici riguardo al ciclo di vita delle costruzioni in calcestruzzo. Processi e materiali di costruzione lo distinguono dalle altre strutture stampate in 3D perché in questo modo l’edificio è durevole e il prodotto finito non è ruvido e impreciso come spesso accade.

TECNICA PRECISA ED ECONOMICA – «Abbiamo mescolato polimeri, polveri di cemento e fibre per produrre elementi leggeri, forti e ad alta risoluzione – ha spiegato Rael –, è una tecnica molto precisa ma allo stesso tempo economica. Questo progetto è la genesi di un processo destinato alla reale commercializzazione che potrebbe trasformare il modo in cui pensiamo alle strutture». Il Bloom Pavilion verrà presto smontato per essere trasportato in Thailandia, dove verrà esposto per alcuni mesi per poi ripartire per un tour con l’intento di dimostrare le enormi potenzialità della stampante 3d unita al cemento.

MIRIAM CARRARETTO  da diariodelweb.it

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