princeton-primo orecchio stampato in 3dPerché entro pochi anni gli organi per i trapianti saranno prodotti direttamente nei laboratori degli ospedali in base a esigenze e misure specifiche per ogni paziente. Su misura, su richiesta e senza complicazioni causate da rigetto o incompatibilità grazie alla stampa 3D che già oggi permette ai medici di produrre lembi di pelle e altri pezzi di ricambio per il nostro organismo. Quali? Ecco una piccola anteprima.

Orecchie
Nel giro di qualche decennio le lunghe attese per i trapianti potrebbero essere solo un ricordo: gli organi “nuovi” da utilizzare in sostituzione di quelli danneggiati da malattie e incidenti verranno realizzati con speciali stampanti 3D direttamente nei laboratori degli ospedali, su misura per ogni paziente e senza problemi di compatibilità e rigetto.
Fantascienza? Probabilmente no, come vi spieghiamo in un lungo articolo di Margherita Fronte sul numero 251 di Focus – in edicola fino al 19 settembre (e in digitale per sempre). Già oggi la tecnologia consente agli scienziati di stampare, anche se quasi sempre solo in via sperimentale, diversi organi umani o parti di essi. A costi contenuti e con macchinari che, in alcuni casi, potrebbero essere costruiti in casa da un un hobbysta di medio livello. Ecco quali.

Un bambino su 12.500 nasce affetto da microtia, una grave malformazione dell’orecchio esterno sulla quale oggi si interviene con la chirurgia tradizionale finalizzata alla ricostruzione della funzionalità e dell’estetica dell’organo.
I ricercatori della Cornell University hanno però messo a punto una metodologia che in poche settimane permette di avere a disposizione un orecchio nuovo di zecca pronto da essere impiantato nei piccoli pazienti.
L’organo viene disegnato al computer con un sistema CAD – lo stesso comunemente utilizzato nella progettazione industriale –  e il modello, diviso in 7 parti, viene stampato con una stampante 3D. Il calco viene poi riempito con un gel a base di cartilagine ottenuta da bovini e topi. Nel giro di 3 mesi il tessuto avrà colonizzato interamente lo stampo e il nuovo orecchio sarà pronto per il trapianto.

Per saperne di più su questa tecnologia clicca qui. E se vuoi conoscere il funzionamento della stampa 3D di organi e il futuro dei trapianti leggi l’articolo sul numero 251 di Focus – in edicola fino al 19 settembre (e in digitale per sempre).
Ossa
Messa a punto da un team di ricercatori della Washington State University, la stampa 3D delle ossa permette ogni anno a milioni di vittime di incidenti stradali di tornare a una vita normale.
I medici stampano l’impalcatura per l’osso artificiale utilizzando polvere di ceramica e lo stesso macchinario impiegato nell’industria meccanica per produrre le parti metalliche dei motori elettrici. Questa anima sintetica viene poi ricoperta con materiale plastico e cotta in un altoforno per circa 2 ore.
Una volta raffreddata, la struttura viene messa in coltura con cellule ossee umane che la colonizzano nel giro di 24 ore.
Questo procedimento permette di rimpiazzare ossa intere troppo rovinate per poter essere curate con i metodi tradizionali, ma anche parti più o meno grandi di un singolo osso. In questo caso una risonanza magnetica permette ai medici di avere l’esatta impronta della parte da ricostruire in modo da avere un’unione assolutamente perfetta tra l’osso del paziente e l’inserto artificiale.
Pelle per trapianti
Un team di scienziati del Wake Forest Institute for Regenerative Medicine ha messo a punto un’innovativa tecnica per produrre lembi di pelle da utilizzare nei trapianti.
La ferita del paziente, quella che verrà ricoperta dal tessuto artifciale, viene prima scansionata e mappata per identificarne con precisione forme e spessori.
La pelle sintetica viene quindi prodotta utilizzando una speciale stampante simile a una comune inkjet dotata di diversi ugelli: uno secerne l’enzima trombina, indispensabile per la coagulazione del sangue, l’altro un mix di collagene e fibrogeno, una proteina sintetizzata dal fegato.
Sopra questi elementi la stampante deposita quindi uno strato di tessuto connettivo umano e infine uno strato di cheratinociti, il tipo cellulare più abbondante nella pelle dell’uomo.
Questa tecnica, a differenza di quelle tradizionali, non richiede il prelievo di pelle da una zona sana del paziente e quindi la creazione di un’altra ferita.
Gli scienziati stanno ora lavorando a una versione portatile della loro biostampante da utilizzare nei luoghi degli incidenti e sui campi di battaglia.

Vasi sanguigni
Vasi sanguigni e capillari possono essere prodotti artificialmente utilizzando una stampante a basso costo, zucchero e polimeri vegetali. Il procedimento è stato sviluppato da un team di scienziati del MIT e della Pennsylvania University.
I ricercatori hanno realizzato uno speciale software per il controllo delle stampanti RepRap, macchine open source (se volete costruirvene una qui trovate le istruzioni) a basso costo per la modellazione 3D. Grazie a questo programma hanno stampato una rete di filamenti di zucchero e li hanno ricoperti con un polimero sintetico ottenuto dal mais. Hanno poi rivestito il tutto con cellule tissutali.
Infine hanno lavato con acqua i minuscoli tubicini così ottenuti per scioglierne l’anima di zucchero.
Il prossimo passo degli scienziati sarà quello di mettere a punto una tecnologia per produrre vasi più grandi e robusti come vene e arterie, indispensabili per arrivare, in futuro, alla stampa 3D di interi organi.

Reni
La stampa 3D potrebbe, nel giro di qualche anno, dare nuova speranza alle migliaia di persone che, in tutto il mondo, attendono da tempo un trapianto di rene. La tecnologia, per ora allo stato embrionale, è stata messa a punto dal Wake Forest Institute For Regenerative Medicine.
Una biostampante 3D deposita diversi strati di cellule renali (prelevate dal paziente tramite biopsia e coltivate per farle moltiplicare) su uno stampo realizzato in materiale sintetico biodegradabile. Il tutto viene poi impiantato nel paziente: man mano che le cellule colonizzeranno lo stampo, questo si dissolverà fino a scomparire completamente.
Volete vedere come si stampa un rene? In questo video, tratto da una conferenza Ted, Anthony Atala, uno scienziato del Wake Forest Institute, racconta e mostra come funziona questa affascinante tecnologia.

 

di Rebecca Mantovani da Focus.it

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