stampante-3d-grande-formato-Voxeljet Vx4000Stampanti 3D a rischio: con un virus possono esplodere
Gli strumenti di stampa 3D usati in contesti industriali non sono abbastanza sicuri.    4
Anche le stampanti 3D possono diventare bersaglio di cyberattacchi. Anzi, in casi estremi una stampante 3D può diventare una vera e propria cyberarma, visto che potenzialmente è possibile sabotarla in remoto e danneggiarla a tal punto da farla esplodere.

Ad affermarlo è il NIST (National Institute of Standards and Technology), che ha pubblicato un report secondo cui prima di tutto c’è un rischio per la sicurezza dei dati. “La confidenzialità, l’integrità e la disponibilità delle informazioni elaborate, archiviate o trasmesse sui dispositivi di replicazione” sono esposte ad attacchi mirati al furto e al sabotaggio.

In altre parole, una stampante 3D collegata a Internet non protegge adeguatamente le informazioni che elabora. In caso di dati particolarmente sensibili o riservati, quindi, andrebbero prese contromisure specifiche per prevenire spiacevoli furti.

In teoria sarebbe possibile alterare un macchinario all’insaputa del personale, proprio come accade nel caso Stuxnet con le centrali nucleari. Il criminale, potenzialmente, potrebbe anche interferire direttamente con il funzionamento della stampante 3D. Il sabotaggio potrebbe limitarsi a danneggiare la macchina per impedire la realizzazione di questo o quel progetto di stampa, ma esiste anche una remota possibilità di provocare un’esplosione – almeno un incidente si è già verificato.

Secondo lo specialista Michael Chipley sarebbe possibile alterare il software della stampante così da modificare la composizione dei materiali usati per la stampa, di fatto creando una miscela esplosiva. In questo caso il danno ottenuto dipenderebbe dalle dimensioni della macchina, dalla sua posizione, e dal numero di persone nelle sue vicinanze al momento dello scoppio. In ogni caso un rischio da non sottovalutare.

O ancora sarebbe possibile introdurre difetti strutturali nel pezzo creato. È importante sottolineare che non stiamo parlando di stampanti 3D domestiche che usano materie plastiche, ma di macchine industriali che producono parti in metallo per il settore automobilistico, aerospaziale, aeronautico e anche nella produzione di armi. Se cominciassero a circolare pezzi difettosi potrebbe diventare un problema piuttosto serio, soprattutto per l’azienda colpita. È uno scenario che vi preoccupa?

Valerio Porcu da tom’s hardware tomshw.it

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