E questo vale soprattutto per i cuochi pigri…..

Tra tutte le possibili applicazioni per la stampa 3D, quelle alimentari sono state prese in considerazione sin dall’esordio di questo tipo di tecnologia, tanto che persino la NASA ha deciso di investire nella creazione di un prototipo in grado di stampare cibo nello spazio. Ma sulla Terra gli sviluppi sono molto più veloci e l’ultimo in ordine di tempo è quello proposto da Foodini, la stampante 3D per il cibo di Natural Machines, sulla buona strada per raggiungere il proprio obiettivo di finanziamento su Kickstarter, con 129 sostenitori che hanno già garantito 53.620 dollari dei 100.000 richiesti per dare il via al progetto, da raccogliere entro il 25 aprile.

Foodini ha l’aspetto di un forno a microonde, ed è progettata per funzionare con ingredienti “reali”, ossia non liofilizzati: “La stampante 3D – spiegano i creatori – si fa carico delle parti difficili del preparare il cibo, che richiedono molto tempo per essere fatte completamente a mano. Uno dei nostri obiettivi è ottimizzare alcune delle attività più ripetitive in cucina, per incoraggiare più persone a preparare cibi freschi e salutari”.

Il dispositivo, che funziona con sistema operativo Android, può essere controllato tramite un display da 7″, che permetterà di impostare i cibi da preparare e di consultare tutti i suggerimenti e le ricette della community di Foodini (così come di condividere le proprie idee). Una volta scelta la ricetta da preparare, sarà la stessa Foodini a dire quali e quanti ingredienti inserire nelle capsule.
“Ci sono troppi cibi già pronti sul mercato – spiegano da Natural Machines – molti dei quali con ingredienti non identificabili dal consumatore medio. Foodini può aiutare a replicare questi cibi ai quali le persone si sono abituati, ma preparandoli con ingredienti freschi. E per portare la cosa ad un livello superiore, il dispositivo può anche aiutare a presentare il cibo in forme che sarebbe difficile creare a mano. E questo rende il cibo divertente”.
Quando si entra in cucina le stampanti 3D non sono comunque soltanto un dispositivo per cuochi che non hanno tempo o voglia di dedicarsi a determinati compiti e le sfruttano per ottimizzare il lavoro, alla stregua di un qualsiasi robot da cucina. A volte possono anche diventare uno strumento fondamentale nella creazione di nuovi piatti, che permette di sperimentare tecniche che profumano di cucina 2.0.
È ad esempio il caso di Dos Cielos, ristorante di Barcellona con tanto di stella Michelin, dove i due chef Javier e Sergio Torres hanno deciso di utilizzare la Foodini per creare i loro raffinati piatti: “Fortunatamente le nostre mani non diventeranno obsolete, la macchina non può dare al cibo un buon sapore: non cucina per te. Ciò che fa è aiutare con l’aspetto visuale ed a creare forme che non sarebbero state possibili prima”, hanno spiegato i due cuochi.
Ma, come detto, Foodini è solamente una delle stampanti 3D specificamente progettate per funzionare col cibo. Al Consumers Electronics Show 2014 a Las vegas, ad esempio, è stata presentata Chefjet, dispositivo di 3D Systems prodotto sia in versione consumer che Pro, che sarà disponibile nella seconda metà del 2014.
“Il cibo è una piattaforma incredibile per la creatività, la sperimentazione e la celebrazione, e siamo elettrizzati per il fatto di mettere queste potenti stampanti 3D nelle cucine dei pasticceri e degli chef”, aveva dichiarato all’evento di Las Vegas Liz von Hasseln, direttrice creativa per i prodotti alimentari di 3D Systems.
La versione “casalinga” della Chefjet è monocromatica, ed avrà un prezzo al di sotto dei 5.000 dollari (3.625 euro), mentre con la variante Pro , che costerà meno di 10.000 dollari, si potranno realizzare creazioni di tutti i colori, come ad esempio quelle in pasta da zucchero dell’immagine sottostante.

Un materiale che si presta perfettamente all’utilizzo culinario di una stampante 3D è il cioccolato, vista la sua consistenza una volta riscaldato: è ad esempio il caso di Chocabyte, dispositivo relativamente a buon mercato (99 dollari, meno di 72 euro) che permette di modellare la cioccolata nelle forme che maggiormente si preferiscono, anche partendo da una foto di un cioccolattino che si vuole “clonare”.
L’unica vera limitazione è fornita dalle dimensioni della Chocabyte, che impone che le creazioni siano inferiori a 5 x 5 x 2,5 cm. Ma a parte questo, l’unico limite è la fantasia dello chef: il dispositivo, una volta che la cioccolata è stata riscaladata, può produrre le creazioni degli aspiranti cioccolattai in meno di 10 minuti, pronte da mangiare.

Meno facile, a quanto pare, è l’utilizzo della carne, almeno a giudicare dai risultati ottenuti finora dai creatori di BotBQ, che stanno trovando delle serie difficoltà a stampare un hamburger. Gli ugelli del dispositivo si stanno infatti rivelando non particolarmente adatti allo scopo, nonostante i molti tentativi effettuati per raffinare il procedimento.

L’idea di stampare un piatto di pasta potrebbe suonare come qualcosa di simile ad una bestemmia per le orecchie di un italiano, ma questa idea non è venuta in mente a qualche ristoratore americano che propone i famigerati “Spaghetti alla bolognese” nel proprio locale, bensì ad un marchio che è quasi un sinonimo di “pasta”. Stiamo parlando di Barilla, che ha in programma di equipaggiare ogni ristorante con una stampante 3D nei prossimi anni, e per far questo ha avviato una partnership con gli olandesi di TNO.
La difficoltà maggiore è al momento quella della velocità, che secondo Barilla dovrà quantomeno arrivare alla stampa di 15-20 pezzi di pasta ogni 2 minuti. “Potrebbe essere possibile”, ha spiegato Kjeld van Bommel, responsabile del progetto per TNO. “La velocità di stampa è maggiore di 10 volte rispetto a quando abbiamo iniziato due anni fa”.
L’aspetto più stimolante di questa idea è l’altissimo livello di personalizzazione resa possibile dalla stampa 3D: “Ad esempio, potreste sorprendere vostra moglie con una pasta con la forma di una rosa per il vostro anniversario di matrimonio. Potreste semplicemente salvare la forma che volete su una chiavetta USB e portarla al ristorante. La stampante 3D la stamperà sul posto”, spiega Van Bommel.
Il miglioramento tecnologico probabilmente farà sì che, già dai prossimi anni, l’unico vero limite sarà rappresentato dalla fantasia degli utilizzatori. Probabilmente non bisognerà aspettare molto per potersi stampare completamente la propria cena, dall’antipasto al dolce.
da it.ibtimes.com

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