Un gruppo di ricercatori dell’Università del Michigan, in collaborazione con l’azienda specializzata in stampa 3D Materialise, ha avviato una sperimentazione clinica per valutare l’efficacia e la sicurezza di stecche bioriassorbibili destinate al trattamento della tracheobroncomalacia grave. Questa rara patologia provoca il collasso delle vie aeree nei bambini, mettendo seriamente a rischio la loro vita. Lo studio rappresenta un passaggio cruciale per l’eventuale approvazione da parte della Food and Drug Administration (FDA) statunitense.
Un’opzione terapeutica personalizzata
Il dottor Richard Ohye, responsabile della ricerca e chirurgo cardiaco pediatrico presso il CS Mott Children’s Hospital dell’Università del Michigan, ha spiegato l’importanza di questo progetto:
“Abbiamo sviluppato un processo che ci permette di offrire una soluzione personalizzata come opzione terapeutica estrema per quei bambini che non hanno altre alternative. Tuttavia, servono ulteriori studi per rendere questo trattamento più accessibile.”
Fino ad oggi, questi impianti sono stati utilizzati solo in casi isolati, previa autorizzazione d’urgenza della FDA. Da oltre dieci anni, i medici dell’Università del Michigan impiegano dispositivi stampati in 3D per sostenere le vie aeree nei pazienti affetti da questa patologia, ma il trattamento è stato limitato a un numero ristretto di casi. Con l’inizio della sperimentazione clinica, che prevede l’inclusione di 35 bambini in diversi ospedali degli Stati Uniti, sarà possibile raccogliere dati a lungo termine su sicurezza ed efficacia di questi dispositivi.
Come funziona l’impianto bioriassorbibile
L’impianto è stato ideato dall’otorinolaringoiatra Glenn Green e dall’ingegnere biomedico Scott Hollister. La stecca viene fissata alla parete esterna della trachea, sostenendo le vie respiratorie senza interferire con la crescita del bambino. La sua struttura è progettata per degradarsi progressivamente, adattandosi allo sviluppo delle vie aeree fino a scomparire del tutto. Il primo impianto è stato applicato con successo nel 2012, con un caso documentato sul New England Journal of Medicine. Da allora, oltre 40 bambini sono stati trattati con questa tecnologia.
“Era necessario trovare una soluzione efficace per offrire a questi bambini una possibilità di sopravvivenza” – ha dichiarato Glenn Green.
Il ruolo della stampa 3D nella produzione degli impianti
Gli impianti per lo studio clinico vengono realizzati da Materialise, azienda belga con un’ampia esperienza nella stampa 3D applicata alla medicina. Ogni anno, l’azienda produce migliaia di dispositivi personalizzati e strumenti chirurgici per il settore sanitario.
Colleen Wivell, Direttore dell’ingegneria clinica presso Materialise, ha evidenziato l’impatto della stampa 3D sulla medicina:
“L’adozione della stampa 3D e di tecnologie avanzate di visualizzazione sta trasformando l’approccio alla cura dei pazienti. Sempre più chirurghi stanno integrando queste soluzioni nelle loro pratiche, con l’obiettivo di personalizzare i trattamenti, migliorare l’assistenza e ottimizzare i costi. Siamo orgogliosi di contribuire a questa terapia e di poter aiutare i bambini e le loro famiglie.”
Uno studio con prospettive a lungo termine
Questa sperimentazione rappresenta un passo importante verso una più ampia diffusione di impianti personalizzati per il trattamento della tracheobroncomalacia. Se i risultati confermeranno l’efficacia e la sicurezza del dispositivo, la produzione additiva potrebbe diventare un elemento chiave per affrontare questa condizione, offrendo una soluzione concreta per molti bambini che, altrimenti, avrebbero opzioni di trattamento molto limitate.
