Open Hardware Summit 2014E’l’Open Hardware Summit e perché è così importante per la cultura open source in Italia

OHSDa qualche anno siamo abituati a parlare di open source nel mondo software, come un dato scontato. Ormai anche i più conservatori dei CTO di tutto il mondo, le più lente organizzazioni pubbliche sono d’accordo nel dare a Cesare quel che è di Cesare: il software open source è generalmente più maturo e malleabile, si integra più facilmente, si mantiene meglio.

Sull’onda del successo dei modelli “open” nello sviluppo software, una decina di anni fa, prima negli Stati Uniti e poi un po’ in tutto il mondo sono nati gruppi e associazioni che promuovono il loro punto di vista su cosa significhi fare “hardware” (beni tangibili, elettronica, meccanica) in salsa open source. Viene infatti da se che, malgrado usiamo gli stessi termini per descriverlo (open source appunto, o solo “open”) le differenze tra il mondo dei bit e quello degli atomi sono molto significative, malgrado l’affascinante avanzamento delle tecnologie cosiddette di “fabbricazione digitale” sembra restringere le differenze: sempre più spesso basta pigiare un bottone per produrre un artefatto tangibile, con materiali sempre diversi e precisioni sempre maggiori.

Tuttavia costruire una scheda elettronica o una macchina per la stampa 3D è molto diverso dallo spingere un bottone e compilare qualche linea di codice in una applicazione, ha implicazioni sociali e ambientali e coinvolge processi ben più complessi come quello della manifattura. Non a caso quest’anno il sottotitolo che abbiamo dato alla manifestazione è “From Open Making to Open Manufacturing“.

Recentemente, ho esplorato alcune di queste tematiche in un pezzo proprio qui su che futuro, (Fablab e cultura open source: così le città si riprenderanno la produzione) ma, per rispondere ad alcune delle tante domande niente sarà meglio che partecipare al prossimo Open Hardware Summit “From Open Making to Open Manufacturing” che si terrà a Roma, durante l’Innovation Week, il giorno 30 Settembre e 1 Ottobre.

OSHWA – la più importante associazione internazionale che si occupa di open source hardware – ha creato, ormai quasi cinque anni fa, questo evento che, dopo New York e Boston oggi, finalmente per la prima volta, sarà in Europa, a Roma durante e sarà gratuito e aperto al pubblico.

L’Open Hardware Summit è una conferenza annuale, la prima completamente dedicata al mondo dell’hardware aperto: è un luogo per discutere e richiamare l’attenzione sul movimento Open Source Hardware. Tra i relatori avremo leader di fama mondiale provenienti dall’industria, dall’università e dalle comunità dei makers. I talks copriranno una vasta gamma di argomenti che spaziano dell’elettronica e la meccanica ai campi correlati, come la fabbricazione digitale, l’internet delle cose e la tecnologia indossabile (“wearable computing”), l’arte, l’architettura, l’hacking e molto altro.

I Workshop del secondo giorno si concentreranno su temi quali educazione, produzione, progettazione, business e non solo, ci sarà spazio anche per una piccola un-conference per confrontarsi sulle idee e i progetti della comunità. Il Summit è come un piccolo microcosmo della comunità Open Source Hardware: fornisce un luogo di incontro il più inclusivo possibile.

Avremo la possibilità di ascoltare Gabriella Levine, presidentessa di OSHWA, Becky Stern, guru del wearable computing di Adafruit, Tomas Diez, leader del FabLab Barcellona e del progetto FabCity, Adrian Bowyer, papà di RepRap, il progetto opensource che ha rivoluzionato la stampa 3D rendendola accessibile a tutti. Sarà con noi anche Nick Ierodiaconou, a rappresentare l’incredibile interesse oggi dietro Open Desk – mobili semi-open fabbricati localmente – e Gawin Dapper, CTO del meraviglioso progetto Phoebloks – per l’elettronica di consumo sostenibile. Eric Pan, fondatore della cinese SeeedStudio, ci racconterà di quello che sta crecendo nella Cina di Shenzhen dove i processi di produzione si reinventano collaborativi e aperti e David Lang il fondatore di OpenROV, e autore di From Zero to Maker ci parlerà del ruolo del cittadino esploratore.

Cosa significa Open Hardware?

Creare un hardware “aperto” è un processo non banale: riguarda fornire l’accesso ai progetti e ai piani costruttivi ma anche preoccuparsi che i “developers” siano poi in grado di comprendere come il prodotto viene assemblato e come funziona -e questo in genere è un problema di documentazione, manualistica, istruzioni – e anche curarsi che esistano programmi appropriati per l’esame e la modifica dei progetti disponibili che siano a loro volta open source e non costino migliaia di euro. Per costruire sulle esperienze altrui e per condividere.

Oggi il design open è un grande protagonista del mondo del making. Gli Italiani sono fieri di Arduino ma alla rivoluzione dell’elettronica DIY, si uniscono oggi progetti che, con un simile approccio, stanno rivoluzionando mondi più o meno complessi come l’elettronica di consumo, l’automobile o il mobilio. Come dimostrano progetti ambiziosi come Phonebloks, OpenDesk, Project Ara di Google o OSVehicle parlare di open source hardware è parlare di open manufacturing, ovvero di quel modello innovativo di manifattura che vede tutti produrre per tutti, con pezzi intercambiabili, per creare prodotti unici, adatti alle esigenze dell’utente e sostenibili.

Che ruolo avrà nei processi produttivi?

Per capire l’impatto che queste nuove possibilità avranno sull’economia e i processi produttivi invitiamo al Summit tutti gli attori rilevanti come le grandi aziende di produzione, accademia, legislatori: li porremo davanti ai pionieri dell’open hardware e li faremo incontrare con la speranza che superino i punti interrogativi che naturalmente nasceranno e che i temi dell’accesso, della sostenibilità, del riuso e della produzione “cradle to cradle”(la produzione che guarda ai prodotti, dalla nascita al riciclo completo) diventino protagonisti nella manifattura europea e mondiale.

Oggi sappiamo dai preoccupanti dati ambientali che cambiare i nostri processi produttivi e logistici e renderli completamente sostenibili, locali, agili non è solo una possibilità ma un obbligo: potremo ottenere i risultati necessari solo se la produzione diventerà un fenomeno partecipativo, se impareremo a dare una vita più lunga agli oggetti che produciamo, aggiustarli, modificarli, produrli localmente. Questo passa soprattutto dal ruolo dell’open hardware e, senz’altro, passa da noi e dalle nostre future abitudini.

Vi aspettiamo a Roma, il 30 Settembre e il 1° Ottobre, a parlare del futuro dell’Open Hardware, del futuro delle città produttive, del futuro della produzione industriale. Del futuro, insomma.

SIMONE CICERO da chefuturo.it

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